L'analisi dei fabbisogni nella formazione aziendale è un processo molto delicato. Non sto pensando alla sua complessità, quanto al rischio di arrivare a progettare interventi formativi che non sono il riflesso delle reali esigenze, specialmente se stiamo trattando formazione finanziata a bando, quindi con tempi di risposta che stanno mediamente tra i 4 e i 6 mesi.
Se avessimo davvero molto tempo a disposizione, o se l'azienda che stiamo seguendo non è particolarmente grande (come numero di dipendenti, non per la definizione comunitaria di PMI), il metodo ideale è senza dubbio il colloquio di Rogers. Sembra utopia, forse è una strategia costosa, ma i risultati sono garantiti. Non si tratta quindi di interpellare solo la direzione, ma di chiedere direttamente a chi sarà coinvolto nell'iter formativo quali sono le lacune che devono essere colmate, perchè nessuno meglio di noi stessi sa di cosa abbiamo bisogno. Questo permette di creare un progetto formativo davvero calato come un guanto sull'azienda, e che potrà avere realmente efficacia. Ricordo un caso, dove il titolare dell'azienda mi ha espressamente richiesto due interventi sulle tecniche di vendita, visto che secondo lui era una mancanza di competenze commerciali il problema. In verità, essendo i dipendenti per lo più stranieri con scarsa conoscenza dell'italiano, preferivano dire al cliente che il prodotto richiesto non l'avevano piuttosto di fare brutta figura per non aver compreso la richiesta: infatti la carenza era sulla lingua italiana, e se avessimo fatto un esame più approfondito, o semplicemente se il titolare avesse ascoltato i suoi collaboratori, avremmo tutti risparmiato tempo e il risultato della formazione sarebbe stato quello sperato.
Se invece sappiamo a priori di avere poco tempo, sia perchè non ci è concesso dal committente sia perchè la progettazione del nostro piano sul conto di sistema del fondo interprofessionale scelto incombe, possiamo affidarci a sistemi di analisi dei fabbisogni standardizzati. Questo ci permette di rivolgere alcune domande alle aziende (ma ovviamente sempre le stesse) e di ottenere alcune risposte sommarie. Non avremo certo fatto un lavoro perfetto, ma avremo comunque materiale su cui lavorare, ben sapendo che la microprogettazione da fare ad alcuni mesi di distanza potrebbe stravolgere tutto.
Va bene, va bene anche condurre un'indagine sommaria, ben sapendo che il grosso del lavoro bidsognerà farlo in seguito. Ma a quel punto l'azienda, il titolare e naturalmente i lavoratori avranno le idee molto chiare sui bisogni e su ciò che hanno intenzione di fare da lì alle prossime 24 ore.
Quindi, riassumendo: condurre un'analisi dei fabbisogni come si deve è l'ideale, ma richiede molto tempo. Un'analisi dei fabbisogni standardizzata rischia di accomunare aziende di settori diversi con esigenze diverse, ma è più veloce.
Credo che la verità stia nel mezzo... l'importante è avere le idee chiare su ciò che si vuole sapere, per poter passare in scioltezza al capitolo 3.
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